
In questi giorni, il governo spagnolo sta indagando sulle possibili cause. Come spesso accade, la "patata bollente" passerà di mano in mano, da un’istituzione all’altra, e alla fine, a pagare saranno sempre i cittadini e i contribuenti.
A cogliere subito l’occasione, però, sono stati i soliti catastrofisti: senza uno straccio di prova, hanno cominciato a insinuare che si trattasse di un attacco terroristico, alimentando il panico e diffondendo un senso di insicurezza generale.
È tornato alla ribalta anche il famoso “kit di sopravvivenza” promosso mesi fa dall’Unione Europea: “Vedete? Ve l’avevamo detto che dovevate comprarlo. È importante, non si sa mai…”. Insomma, ancora una volta si è cercato di generare panico, sconforto e paura.
In realtà, chi vive in Spagna da anni sa bene che la questione del blackout energetico è un problema di cui si parla da tempo. Basta fare un giro su YouTube per trovare decine di video, anche datati, con politici di diverse fazioni che – chi negava, chi lanciava allarmi – discutevano del rischio di un blackout. Alcuni lo liquidavano come una montatura, altri avvertivano che prima o poi sarebbe successo. Ed eccoci qui: è successo davvero.
La parte più triste? Strumentalizzare il blackout accusando subito la Russia, come se fosse l’unica spiegazione possibile.
Ma in questo post non voglio concentrarmi sulle cause o sui colpevoli. Voglio raccontarvi, invece, qualcosa che mi affascina da sempre del popolo spagnolo. Qualcosa che, da italiani, avevamo anche noi… ma che, purtroppo, abbiamo un po’ perso: la capacità di restare positivi anche nei momenti più critici.
Lo spagnolo, nei momenti difficili, riesce a trovare sempre il lato positivo. Così, in un blackout nazionale, mentre in tutta Europa si parlava di possibili attacchi terroristici, cosa facevano gli spagnoli? Approfittavano della giornata di sole per fare ciò che amano di più: sedersi sulla terrazza di un bar e bersi un paio di cervesitas. E se quel giorno, invece che lavorare, si sono ritrovati improvvisamente liberi… beh, perché non goderselo?
Chiaro, non è stato facile per tutti. Ci sono state persone bloccate in ascensori, treni, ospedali. Momenti di vero disagio. Ma nel mezzo di tutto questo, mentre tornavo a piedi a casa (la metropolitana era ferma), ho notato qualcosa: i bar erano pieni, i ragazzi passeggiavano per strada, chiacchieravano invece di stare incollati ai telefonini che – tanto – non funzionavano.
Ecco, in quel momento, percorrere 6 chilometri a piedi mi è sembrato quasi piacevole. C’era un’aria positiva attorno a me. Una sensazione rara, che valeva la pena vivere.
e da Barcelona étutto......
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